Se ci troviamo in un periodo di particolare difficoltà, come reagiamo? Ci facciamo schiacciare dalla negatività, oppure ci avvaliamo di quella risorsa interiore che teniamo nascosta, ma che ci permette di non subire e di mantenere viva la speranza in un futuro migliore?
Questa capacità innata di fronteggiare gli eventi negativi, invece di subirli, è nota con il termine di resilienza. Si tratta di un argomento, ultimamente, molto trattato dagli Psicologi, dall’editoria e dai social.
Inizialmente la Psicologia clinica si limitava a valutare gli effetti dissestanti dei traumi (lutti, incidenti, gravi malattie, crisi finanziarie, forti stress, violenze, cataclismi ecc), per trovare la cura ed il percorso più idoneo da seguire.
Di recente, invece, si è pensato di spostare l’attenzione sulle capacità di recupero, che ognuno ha dentro di sé. Non si tratta di discontinuità con il passato, ma di un ampliamento del punto di vista, che permette di cogliere alcuni aspetti, prima non ben considerati e studiati.
Quando si parla di resilienza è doveroso tener in considerazione diversi fattori, da quelli sociali a quelli psicobiologici. Si tratta di un argomento dalle mille sfaccettature, su cui non è facile fare delle specifiche considerazioni. Per certo possiamo dire che al centro di tutti i processi di resilienza ci sia il nostro cervello.
Siamo soliti pensare che le malattie, le esperienze negative, i dolori, la sofferenza, siano tutti fattori che tendano ad indebolire l’uomo. Ma a volte, o spesso se vogliamo, non è proprio così. Pensate a cosa succede ad una persona che si ammala fisicamente: l’organismo cerca in tutti i modi di reagire all’attacco di un virus o di un batterio, mettendo in moto delle difese che riescono ad immunizzarlo da altri attacchi eziologici. Ciò che succede per i malanni fisici, può accadere anche per quelli psicologici.
Anticamente questa risorsa interiore veniva definita “forza d’animo”, una capacità che permetteva di proteggere la propria personalità, modificandone solo alcuni aspetti, per meglio adattarsi ai cambiamenti della vita, mantenendo un atteggiamento positivo.
Secondo i dati riportati da alcune ricerche, la resilienza non è una dote eccezionale che emerge all’improvviso. È semplicemente una forma di difesa che la psiche ha, esattamente come il corpo possiede, intrinsecamente, la sua risposta immunitaria. Tutti possediamo un nucleo di resilienza in misura variabile, sta semplicemente a noi utilizzarlo e potenziarlo.
Le persone resilienti si distinguono per alcuni aspetti:
Come agisce una persona resiliente
La persona con atteggiamento resiliente agisce in due tempi:
Sicuramente la società, il contesto familiare, l’ambito lavorativo, la scuola, sono tutti fattori che possono alterare o potenziare tale forza d’animo.
La resilienza aiuta ad essere positivi, a gestire le emozioni, ad evitare che un determinato stress possa riverificarsi. La parola d’ordine è accettare sempre nuove sfide, per trovare sempre nuove opportunità.
È possibile potenziare la nostra resilienza?
Può sembrare complicato, ma una buona resilienza è accessibile a tutti. Basta seguire alcuni suggerimenti:
“Nelle cose del mondo, non è il sapere, ma il volere che può.”
(Niccolò Tommaseo)
Dott. Alessandro Lizioli - Medico Psicologo clinico e psicoterapeuta a Varese
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Ultima modifica: 27/06/2016
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